Nel 1992 Moncler diventa un brand italiano, grazie ai veneti di Pepper Industries, ( veneti dell'abbigliamento? ) che poi lo cedono alla società Finpart (società che acquista aziende e poi le rivende- poi fallita )[5]
Nel 2003 il brand viene acquisito dall'imprenditore Remo Ruffini (attuale presidente e direttore creativo dell'azienda), - MA CHI E' REMO RUFFINI:
Ma chi è Remo Ruffini? E perché ha acquistato Moncler?
Ragazzo dalle mille risorse, tranne quella per lo studio, riesce a diplomarsi a mala pena come ragioniere. Lo studio non rientrava nelle sue priorità, nonostante i genitori avessero sfruttato tutte le loro risorse per farlo laureare.
Dopo aver racimolato esperienza, nel 1984 decide di ritornare alla sua amata città, Como, per aprire un’azienda completamente sua… in uno scantinato di via Dante!
Nasce la New England, che produce camicie da uomo elitarie, per l’uomo dal gusto raffinato, di stampo kennediano.
Poco successo in Italia ma oltre oceano, negli Stati Uniti, gli uomini d’affari apprezzano la sua produzione ed agli inizi degli anni Novanta arriva a produrre anche più di 400mila pezzi in un anno.
La sua azienda cresce ed a fine secolo vende la New England alla Stefanel,( I Benetton vi ricordano qualcosa? ) mentre si butta alla ricerca di un marchio già esistente, con una storia consistente alle spalle.
In questo preciso momento la Moncler entra nel suo raggio d’azione imprenditoriale.
Sorta a Monaster de Clermont nel 1952, come linea di abbigliamento per chi va in montagna, nel corso degli anni la Moncler ha saputo trasportare il prodotto dalla montagna alla strada, fino al 2000.
L’inizio millennio è l’anno in cui Ruffini diviene la nuova speranza per l’azienda francese, che, intanto, attraversava un periodo poco felice.
Con la sua creatività, Ruffini conquista le boutique di tutto il mondo donando al Moncler una linea più sinuosa, eliminando la classica forma voluminosa ed ingombrante; e col dargli una linea più attillata, restituisce il Moncler alle donne.
Ed infatti oggi sono tante le donne famose che indossano i piumini francesi come Madonna, Afef, Elle MacPherson, Carolina Di Monaco, solo per citarne alcune.
Nel 2008 il gruppo Carlyle ( quello di De Benedetti ) rileva una quota aziendale pari al 48%, mentre a Ruffini rimane il 38%.
Nel 2011 primo azionista dei piumini diventa il fondo francese Eurazeo (45%); Ruffini resta il secondo azionista (scendendo però dal 38 al 32%), mentre il gruppo Carlyle riduce la propria quota dal 48 al 17,8%
Quindi se l'azionista di maggioranza è un fondo francese non dite che è una proprietà italiana.
In più andrebbe spiegato il perché della quotazione in Borsa, l'azienda è florida, ma che tipo di prospettive può avere in un mercato come quello dell'abbigliamento così soggetto alle mode e all'imposizione di esse?
Nessun commento:
Posta un commento