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| così abbiamo perso un valore, un esempio |
Jannik, Jannik, Jannik. Perché? Perché quel ragazzo ch'era un simbolo, nella sua apparente semplicità, in quella che sembrava una purezza quasi disarmante in un mondo sportivo sempre più patinato e calcolatore, ha perso tutto per qualche milione in più. Anche tu, quindi? Conta solo accumulare punti, soldi e trofei personali? Quello per una Squadra, per un Paese, non ha lo stesso sapore, lo stesso valore? Non ha la stessa quantità in banca?
Rinuncia alla Davis. "Una settimana di preparazione mi cambia molto", dice. "Abbiamo già vinto due volte". Come se la gloria fosse un bancomat da cui prelevare solo quando fa comodo, e la maglia della nazionale un accessorio sacrificabile sull'altare del personal brand. Una settimana, ragazzi. UNA. SETTIMANA. Ci sono atleti che giravano il mondo per mesi, sfiniti, e non si tiravano indietro. E lui, "una settimana" per preparare cosa, esattamente? Dopo aver fatto un'esibizione inutile (per la classifica, certo non per il conto in banca) negli Emirati Arabi? Ma allora gli Australian Open non dovresti giocarli, li hai già vinti due volte, no? Ah, no, aspetta. Lì c'è il prestige personale, i punti ATP, i soldi veri. Non il "noi". Non la squadra. Non quel senso di appartenenza che, a quanto pare, vale meno di qualche soldo in più e un'oretta di allenamento extra.
Non è la singola scelta, per carità. Ognuno è libero di gestire la propria carriera come crede. Ma è il messaggio. È il tradimento di quella narrazione che lo vedeva come l'antitesi dell'atleta-azienda. Pensavamo fosse anche l'uomo, l'esempio per i giovani, quelli che ti guardano, e credono nella politica del lavoro, del sacrificio per il raggiungimento del risultato, della perseveranza, la decisione, la volontà, ma anche altruismo, condivisione e non fine a sé stesso. Di Nole, cioè il superuomo che vive solo per se stesso, e per abbattere tutti i record, non ne abbiamo bisogno, c'è già. Ci sarebbe stato bisogno di altro, di quel ragazzo che esprimeva appunto una qualità di animo
E invece? Sembra che il "poi l'atleta" sia diventato "poi il manager di me stesso". Il valore umano, la purezza, l'esempio per i giovani... tutto in frantumi come un dritto sbagliato al tie-break decisivo.
La Davis non è solo un torneo. È la storia, è il Paese, è la sensazione di giocare per qualcosa di più grande del proprio nome sul tabellone. È la condivisione di una vittoria, o di una sconfitta, con altri. È l'unione che, in uno sport individuale come il tennis, dovrebbe essere ancora più preziosa. Pensavamo che lui questo lo capisse, che lo sentisse. Ma a quanto pare, il richiamo del guadagno facile e la comodità della preparazione individuale hanno avuto la meglio sulla bandiera.
E allora, sinceramente, quel velo di incanto si è strappato. Quella considerazione che andava oltre il punteggio, quella stima per l'uomo dietro il campione, beh, quella si è persa parecchio. Perché se il valore materiale e individuale prevale sul significato di unione e partecipazione, allora, Jannik, sei uguale a tanti altri. E la tua "purezza" diventa un lontano ricordo, un'illusione che ci eravamo costruiti noi. E la delusione, credimi, non è per una settimana di tennis persa. È per l'illusione di un esempio che si è sbiadito così in fretta.

6 commenti:
Trovo perfette, in merito, le parole di Adriano Panatta al Corriere della Sera. Perfette.
“Ci sono situazioni in cui mi sento un dinosauro parlante, e commentare la decisione di Jannik Sinner di non giocare la Final Eight di Coppa Davis è una di queste. Che posso farci? Dice: facci l'abitudine! Sì, ma non è facile.
Ho giocato quando la vecchia Coppa era una delle priorità che si contavano sulle dita di una mano. Così ci insegnavano. Stava alla sensibilità di ognuno dei tennisti azzurri metterla al primo, secondo o terzo posto, ma la cinquina «delle cose da fare» ruotava intorno a Roma, Parigi, Wimbledon, la Davis, e forse, per ultimi, gli US Open. Degli Australian Open nessuno parlava, manco li seguivamo sui giornali. lo ci sono stato una volta, giovanissimo, Borg credo mai. Il tennis è cambiato, e non sempre l'ha fatto nei modi migliori. Questo non fa che aumentare il mio disagio...
Avrebbe senso giudicare gli avvenimenti di oggi, le persone, i loro comportamenti, con il metro di ieri? lo alla Davis non avrei mai rinunciato, e se qualcuno della squadra l'avesse fatto, sarebbero stati i compagni e il capitano, prima ancora della federazione, a chiedere spiegazioni nel modo più duro possibile. Ma non è mai successo.
A me e a Paolo, a Corrado e Tonino, e prima di noi a Pietrangeli e a tutti gli altri, non sarebbe nemmeno passato per la mente. Ma la Davis era al centro dei nostri programmi, le altre scelte ruotavano intorno a essa. Oggi non è più così.
Posso dire a Sinner che mi dispiace, che fossi stato in lui uno sforzo l'avrei fatto. Ma posso dargli torto quando viene a dirci che l'unica priorità è cominciare bene il 2026 e che una settimana di riposo o di lavoro fa la differenza?”.
Bertolucci difende Sinner sulla Coppa Davis: "È una decisione nota già da un anno. Sapevamo che nel 2025 non l’avremmo rivisto in Davis, ci ha fatto già vincere due volte questo trofeo e dobbiamo solo che ringraziarlo. Il tennis, bisogna capire, è focalizzato sulle quattro prove dello Slam e sulle ATP Finals. Già i Masters1000 vengono usati come cammino per trovare la miglior condizione in vista dei Major. La Coppa Davis non fa assolutamente parte di questo circuito, lo faceva 30 anni fa, ancor meno con la nuova formula. Lui, comunque, ci ha regalato due vittorie, probabilmente più avanti con l’età vestirà l’azzurro come ha fatto Djokovic. Ora, però, lasciamolo in pace perché deve prepararsi e può ancora darci mille soddisfazioni"
certo che puoi dargli torto, perchè non si possono rinnegare i valori che lo sport esprime, proprio per quello che viviamo quotidianamente, questa ricerca continua all'accumulo, ad avere sempre più trofei, soldi, punti atp in questo caso. Certo che davi dargli torto perchè non bisogna insegnare, come ha fatto Nole, per tanto tempo, che l'uomo è più importante della professione che fa, perché è il Tennis che ti dà modo di diventare Sinner e non il contrario. Bisogna avere rispetto, certo, per prima cosa del tennis, di quello che rappresenta e se lo si ama, e non si ama solo quello che ci dà in cambio avere l'onestà di promuoverlo anche per questo e non solo in virtù del ritorno che ne abbiamo
Infatti Nole non è l'esempio da seguire, ma ne abbiamo tanti altri, tanti che non si sono mai posti come super uomini, che non hanno mai pensato di essere superiori al Tennis. Se si ama il tennis non si può rinunciare a giocare la sua coppa del mondo, che è la Davis. Se è Sinner lo deve al Tennis, non il contrario, e questo è un fatto
Giuseppe su facebook ha fatto un post: Il post analizza l'atteggiamento dei "Fab Four" (Djokovic, Federer, Nadal e Murray) nella Coppa Davis del 2012, evidenziando una notevole "disinvoltura" nell'onorare l'impegno con la nazionale, nonostante fossero all'apice della carriera.
Federer: Risponde alla convocazione ma perde in modo sorprendente contro John Isner negli ottavi.
Djokovic: Diserta sia gli ottavi che i quarti, una scelta che farà anche in molte altre stagioni di successo (salvo poi far notare che Sinner, 24enne, ha già la metà delle sue vittorie in Davis).
Nadal: Già plurivincitore, si prende una pausa (ufficialmente per infortunio nella seconda parte di stagione), pur non mancando gli impegni più remunerativi del circuito ATP. La Spagna arriva comunque in finale.
Murray: L'unico la cui nazione non è nel World Group, ma diserta entrambe le partite contro squadre minori (nonostante una si giocasse a casa sua a Glasgow).
In sostanza, il post solleva l'ironica contraddizione tra lo status di "leggende" e la loro saltuaria partecipazione al torneo a squadre per eccellenza.
questa è stata la mia risposta: quanto è stupido paragonare quel periodo in cui la Coppa Davis oltre ad essere itinerante, durava per gran parte dell'anno, non era sicuramente solo una settimana concentrata in unico posto ( tra l'altro Federer sulla terra, un sacco di anni non ha fatto proprio stagione, per cui pessimo esempio). Si sta parlando di una settimana, sul veloce indoor, ( dove Jannik è l'attuale Federer in questo momento, per cui grande valore aggiunto dell'Italia), dopo aver fatto una settimana nel deserto, in un torneo inutile ai fine della classifica, e solo per soldi, oppure ci sono altri motivi? Per cui Giuseppe, lascia perdere, ho sempre difeso Jannik, mi è sempre piaciuto, ho condiviso i momenti, ho sofferto per l'ingiustizia di essere fermato 3 mesi senza aver fatto doping, ma in questo caso, ed anche per tutte le dichiarazioni rilasciate( l'abbiamo già vinta due volte - una settimana di preparazione fa la differenza) , ha sbagliato, e non solo, mi ha deluso, e come tutti quei giovani ragazzi e ragazzini che hanno bisogno di vedere un campione, una persona, che va oltre il proprio interesse, per essere un UOMO a cui ispirarsi
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