Un'altra donna trucidata con 100 pugnalate - Basta Piangere, Iniziamo ad Agire

Ancora, ancora, ancora, quando tempo dovremo aspettare prima di fare qualcosa di concreto?

 

Quanti ancora, ci chiediamo, dovranno cadere sotto i colpi di questa furia cieca, prima che la logica delle contromisure si adegui alla realtà dei fatti? È palese che un semplice "divieto di avvicinamento" o una "restrizione" non possano arginare la deriva di chi ha già perso ogni bussola morale. Dopotutto, non è forse vero che il "mostro" non si ferma davanti a un foglio di carta, od un braccialetto, ma anzi, in quell'isolamento coatto percepisce la conferma della sua vittimizzazione, trasformando il provvedimento in un ulteriore innesco? È l'ultima, beffarda, contraddizione di un sistema che tenta di curare una cancrena con un cerotto.

Oltre 100 pugnalate non sono un omicidio, ma un annientamento, il culmine di un'escalation che grida vendetta e, soprattutto, prevenzione.

La vera chiave di volta è agire sull'origine del male, non sulla manifestazione finale. Non dobbiamo chiederci solo come fermare il colpo, ma cosa genera la mano che lo sferra. Dobbiamo guardare dentro quel "Mostro" – come suggerisce il mio libro – e neutralizzarlo prima che si scateni.

Forse la vera "restrizione" non andrebbe imposta all'esterno, ma andrebbe impiantata nell'educazione, nella cultura del rispetto, e nell'obbligo di un percorso di consapevolezza per chi manifesta le prime, allarmanti, avvisaglie di possesso e controllo. Non è forse giunto il momento di smettere di guardare solo alle ferite e iniziare a guardare, con la stessa determinazione, alle radici malate?

La soluzione non sarà facile, né immediata, ma l'ironia amara è che spesso, per capire dove guardare, dobbiamo prima assistere a un orrore che ci costringa a distogliere lo sguardo dalle superficialità e a puntarlo dritto nelle pieghe del profondo, lì dove si è generato. Non stiamo forse confondendo la necessità di sicurezza con la facile scorciatoia della limitazione?