Ci troviamo di fronte a un paradosso affascinante: le Stories sono lo strumento massimo dell'esibizionismo – un flusso costante di frammenti di vita curati, filtrati, messi in vetrina per essere consumati. Noi offriamo uno spettacolo (il viaggio, il pranzo, l'allenamento) e gli altri si accomodano, silenziosi, nella platea virtuale.
L'hai notato anche tu: visualizzare non è più il preludio a un messaggio ("Bello il posto, come ti sei trovato?"), ma è diventato il messaggio stesso, l'unica forma di (non)comunicazione necessaria. Ma cosa significa questo?
L'attenzione superficiale data alle storie sostituisce la fatica di una vera conversazione.
Ci si abitua alla passività del fruitore. L'utente medio dei social è abituato a scorrere, non a fermarsi. Qualsiasi interazione che richieda di digitare un pensiero più complesso di una emoji è percepita come uno sforzo eccessivo.
Dimenticatevi : il Grande Fratello non è imposto, il Grande Fratello siamo noi!
Ci piace credere che la privacy sia sacra, ma in realtà siamo noi stessi ad aver installato il teleschermo in tasca e a trasmettere il nostro patetico palinsesto personale.
Pubblichiamo stories e stati perché apparire è l'unica cosa che conta. Imploriamo un'attenzione superficiale, perché l'importante è essere visti, non capiti.
Il vero dramma non è che la libertà sia scomparsa, ma che stiamo scambiando la profondità con la visibilità. Oggi siamo tutti un po' guardoni e un po' esibizionisti, dando vita a una relazione performativa che, di fatto, svuota la comunicazione autentica
La Perfetta Simbiosi tra Profitto e Narcisismo
I social media non hanno inventato l'egocentrismo, ma lo monetizzano su scala globale in modo impeccabile.
La Piattaforma Vince: Il tuo desiderio di apparire è il loro contenuto gratuito. Lavori per loro postando stories e selfie: tu produci il prodotto (il contenuto), sei il consumatore (di altri contenuti) e sei l'oggetto (profilato). Un modello di business geniale, ma profondamente cinico.
L'Utente Perde: Concentrati a curare la vetrina virtuale per massimizzare le approvazioni, riduciamo l'energia per le relazioni autentiche a zero. La superficialità (il semplice scroll o tap) è un elemento di comodità che nasconde un disinteresse strutturale per la complessità dell'altro.
Il Disinteresse Mascherato da Iper-Connessione
La nostra iper-connessione è un paradosso: siamo spinti all'autopromozione superficiale (che fa guadagnare i social) e, contemporaneamente, manifestiamo un disinteresse per l'altro.
Guardiamo le stories solo per la fugace curiosità e la comodità di non interagire, trattando gli altri da spettatori

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