“Abbiamo saputo dell’emergenza a fine febbraio quando l’azienda ha messo in campo le precauzioni per evitare il contagio - racconta all’AGI - Poi è arrivata la commessa per la fornitura di 5mila bombole e hanno chiesto chi aveva un po’ di buona volontà per continuare a lavorare, chi se la sentiva di stare in fabbrica anziché a casa”. E lui quella “buona volontà” ha capito subito di averla: “Per me è valsa la regola del buon senso. Io sto bene, la mia famiglia sta bene di salute, non vedevo perché non proseguire il mio mestiere per dare un contributo a una causa importante. Io sono molto legato anche alla Tenaris, ho 40 anni e lavoro qui da 20 anni. Mi rende orgoglioso sapere che facciamo tutti una bella figura”.
Quando ho letto questa storia, stamattina mi sono commosso, ho pensato alla qualità di questa persona che ha messo davanti gli interessi degli altri, della comunità rispetto ai suoi, ed ho subito pensato al suo valore, alla differenza con quelli che si devono mettere in luce, per dire la propria, per rendersi protagonisti e porsi all'evidenza anche in un momento in cui bisognerebbe solo pensare agli altri
Gente che oramai sta usando i canti dai balconi per mettersi in mostra, altri usano i social per far sentire la propria solidarietà, ma sostanzialmente per apparire, perché è il loro mestiere
Penso a tutti quei coglioni che minimizzavano il problema, schernendo chi al contrario già andava in giro usando le protezioni, come mascherina e guanti, osservando semplicemente quanto già successo in Cina
Penso che quegli stessi coglioni sono quelli che sono andati in giro alla casa al mare od in montagna e stanno usando false giustificazioni per andare a fare la spesa ogni giorno oppure al parco a correre
Ecco dinanzi a questi pensieri, voglio credere ancora che ci siano persone come questo operaio di Dalmine, e senza farlo diventare una star, valorizzare il suo gesto, che possa accomunarci e farci diventare un popolo più serio e di maggior valore rispetto a quello che siamo
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