venerdì 29 novembre 2013

Ma chi c@zzo ha sceneggiato " Il Mondo di Arthur Newman" ???!!!

Wallace Avery, in crisi di mezza età, con un figlio adolescente che non vuole neppure vederlo, una fidanzata di cui non è innamorato e un lavoro all'opposto della sua passione, sborsa una discreta cifra e acquista un nuovo passaporto e una nuova identità. Lanciato verso Terre Haute, nell'Indiana, per ricominciare da capo come Arthur Newman, golfista professionista, incontra nella piscina di un motel una ragazza di nome Michaela, che pare condividere con lui il desiderio di essere chiunque fuorché se stessa.
Debutto nel lungometraggio dell'apprezzato regista pubblicitario Dante Ariola, Arthur Newman indovina i protagonisti, due personaggi schivi come gli attori che li interpretano, che solo nell'intimità della coppia superano le timidezze e regalano a tratti allo spettatore la sensazione di assistere a qualcosa di privato e segreto, che sfugge agli altri abitanti del film e a chi non è in sala. Allo stesso modo, lo squarcio sull'America delle mille facce, quella delle stazioni deserte e dei bus a lunga percorrenza, che ad ogni momento possono strapparti per sempre un affetto, ma anche quella dei passatempi dei ricchi bianchi, dal barbecue al golf, è uno squarcio interessante, che avrebbe forse meritato uno spazio maggiore.
Purtroppo, invece, la sostanza della storia soffre di una sindrome del già visto che non dà tregua. Il divorziato silenzioso e incompreso di Colin Firth, mosso segretamente al suo interno da un fuoco che non ha mai smesso di bruciare, è un bel personaggio nelle mani di un grande attore (il primo e l'unico a cui il regista abbia sempre pensato per il ruolo di Arthur), ma non ha mai il suo momento: si rimane in attesa di un'azione liberatoria che non arriva.


Allora a parte il fatto che dire di Colin Firth che è un bravo attore è camuffare in modo totale la realtà, non ha espressioni, non esprime mai emozioni, da Bridget Jones in poi è sempre lo stesso, semplicemente più invecchiato, in qualsiasi pellicola che sia ambientato nell'aMerica contemporanea oppure  nei sobborghi londinesi dell'ottocento...ecchecazzo!
Mi piacerebbe veramente capire chi ha sceneggiato questo film che parte da spunti estremamente interessanti che non seguono alcun percorso se non quello di un mesh-up di tanti altri film già visti...
Come si può spendere dei soldi per fare una produzione cinematografica così inutile? Senza dare alcun messaggio, consigliare alcuna soluzione per una situazione che nella realtà potrebbe riguardare un numero nutrito di persone
E poi per favore cercate di scegliere un attore che mostri un minimo di intensità e di profondità se volete dare l'idea di un personaggio che vive con le proprie mancanze e repressioni, chiaro che Emily Blunt cerca di fare il possibile per portare un po' di pathos ma il suo partner recitativo è distante anni luce, anzi sembra proprio galleggiare in altre dimensioni stile "Gravity"

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