lunedì 1 dicembre 2025

Negli occhi di chi mi ha visto

 Capitolo 1 – La Musica unisce 

 L'orologio digitale nel Foyer della Direzione segnava le dieci e trenta, un momento di quiete, di fatto, solo apparente. 
Tra dieci minuti esatti, un suono stridulo—la campanella che apriva l'intervallo—avrebbe dato il via a quella che chiamavo, non senza una punta di caustica ironia, la "Corsa dei Tori" di Pamplona
I corridoi dell’Istituto Privato "Costanza", appena lucidati e ancora disciplinati in un ordine quasi monacale, sarebbero stati invasi da un fiume di corpi e voci, un uragano in miniatura di energia adolescenziale e futuro incerto. 
Ero lì, in piedi nella sala professori momentaneamente deserta, di fronte al tavolo di noce chiaro lucido, il registro elettronico aperto sul tablet, e una pila di verifiche di Storico-Sociale da correggere—i miei ferri del mestiere. 
Come una guerriera che si prepara alla battaglia, raccoglievo i miei lunghi capelli neri sfumati di mogano in una infinita coda di cavallo, sentendo tirare la stoffa del mio tailleur marrone chiaro, scelto in un tentativo di conferire un corpo che, a detta di Vittorio, doveva essere 'più contenuto'.

Ero Claudia, la professoressa di Italiano, Spagnolo e Storia in un istituto privato. 
Già, una prof straniera che insegna la lingua madre nel Paese di cui è ospite. E questo, capite bene, non è un dettaglio di poco conto, è una di quelle sottili, caustiche ironie che la vita ti serve con il caffè amaro del mattino. 
Eppure, a metà degli anni Ottanta, negli istituti privati di un certo calibro (o presunto tale) poteva capitare, c'erano situazioni ancora più ambigue della mia, credetemi. In questi luoghi venivano parcheggiati—sì, il verbo non è scelto a caso—i ragazzi che erano stati bocciati negli istituti pubblici. E qui sta il punto dolente, la contraddizione che ti si attacca alle suole: i genitori, piuttosto che affrontare i problemi e risolverli, delegavano tutto al dio denaro, pagando fior di quattrini affinché il "problema" si risolvesse da solo. La superficialità, a volte, ha un prezzo altissimo, e non è quello della retta.






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