Serata Halloween ma che palle! Ma cos'è sta roba, è diventato insopportabile
Che fatica, ultimamente, uscire. Faccio un giro per locali,
eventi, concerti, e ogni volta è la stessa, sfibrante, storia. È come se tutti stessero
girando una puntata di una serie, con la medesima sceneggiatura. Vedo corpi
presenti, ma anime in attesa, con gli occhi che non guardano la realtà, ma immaginano
le stories da postare.
Siamo qui, tutti, veramente qui, o stiamo solo girando
il prossimo episodio?
La serata non è un'esperienza da vivere, ma un
contenuto da produrre. Non si tratta di sentire la musica, o di ridere
per una battuta spontanea, ma di apparire nel modo giusto, alla luce
giusta, con l'espressione che urla: "Guardate che vita pazzesca che
ho!". L'autenticità è stata sostituita da una frenesia esibizionista che
non ammette pause, un’escalation di eccesso forzato, dove l'unico vero
imperativo è: esagera. E poi, documenta.
Davvero non c'è più spazio per il semplice stare, per il
piacere discreto, per un momento che valga la pena di essere vissuto anche se
non viene mai dimostrato? Forse, la vera trasgressione, oggi, è spegnere
il telefono e guardare negli occhi chi abbiamo accanto, accettando il
rischio che la nostra serata non diventi virale. Ma, a quel punto, che
senso avrebbe l'uscita, se non c'è una "prova" da collezionare? A chi
interessa una gioia che non è stata esposta?
E poi, nel bel mezzo di questo esibizionismo, è successo qualcosa
di ancora più strano, qualcosa che mi ha spezzato il cuore e l'ha
riempito di un profondo, gelido sconforto. Eravamo lì a ballare, quando ho
assistito a una scena che non riesco a togliermi dalla testa.
C'era una ragazza, di un altro gruppo, completamente fuori
controllo. Non riusciva a stare in piedi; era visibilmente troppo, troppo
ubriaca. I suoi amici, palesemente incapaci di gestirla, l'hanno scaricata su un tavolo vicino al nostro.
In quel tavolo, un gruppo di sessantenni vestiti come ragazzini per Halloween,
e che, purtroppo, si comportavano esattamente come dei viscidi allupati
All'inizio, ho cercato di non pensarci troppo, di credere
che fosse solo una pausa, ma poi ho visto. Li ho visti offrirle da bere ancora,
offrirle snack, e intanto… la palpeggiavano. Un tocco qui, una carezza
fuori luogo là, approfittando della sua incapacità di reagire.
Dio, che sensazione orribile. Dire che mi ha fatto ribrezzo
è dire poco; è stata una pugnalata alla fiducia che ancora ripongo,
stupidamente, nell'essere umano. Ma davvero viviamo in una società di questo
tipo? Dov'è finita l'anima delle
persone? Non c'è più traccia di decenza, di rispetto, di umanità?
E in quell'attimo, mentre vedevo l'indifferenza di chi
doveva proteggerla e la fredda avidità di chi ne approfittava, la mia testa è
corsa lontano, a una preoccupazione viscerale e paterna. I suoi genitori
sanno dov'è? Sono consapevoli di con chi è? Si rendono conto se è al
sicuro? Perché in quel momento, in quel locale, con quegli occhi lucidi e
persi, non sembrava che nessuno si prendesse davvero cura di lei. Era
solo carne da macello, esposta al cinismo più bieco. È una tristezza che non mi
abbandona.


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