venerdì 3 ottobre 2025

Meloni: "Stop al 'Made in Italy' della Guerra: Fermiamo la vendita ed aiutiamo Gaza perdendo consensi elettorali ma guadagnando Dignità



Di fronte all'orrore che si consuma, le piazze si riempiono, le voci si levano, e i media si saziano di indignazione. Ma quanto vale l'indignazione se, contemporaneamente, le nostre fabbriche continuano a sfornare gli strumenti di quella stessa tragedia? I dati sono chiari e, a ben vedere, persino imbarazzanti: l'Italia esporta elicotteri da combattimento, artiglieria navale, fucili e munizioni verso Israele, anche se per una cifra (9 milioni nel 2022) che sembra quasi una goccia nell'oceano se paragonata ai colossi come Turchia, USA o Germania. Ma una goccia è pur sempre un contributo, un lavarsi la coscienza che non lava via il sangue.

Altri Paesi, come Spagna, Belgio, Paesi Bassi, Giappone e Canada, hanno annunciato di aver sospeso le vendite. E l'Italia, cosa fa? Resta a guardare, ancorata al principio che le esportazioni di materiale bellico siano subordinate a una semplice autorizzazione governativa. Un'autorizzazione che, di fatto, diventa una liberatoria morale.

Si perderanno contratti? Certamente. I 9 milioni di euro del 2022 (e le cifre successive al 7 ottobre) non sono un danno irrilevante per chi li incassa. Ci saranno ripercussioni sui settori economici collegati? Inevitabilmente. Il prezzo della coerenza non è mai zero. Aumenteranno tasse e costi, perderemo agganci economici importanti con le potenze economiche mondiali, tanti settori subiranno perdite, ma, almeno, la nostra protesta sarà concreta ed effettiva, che è quello che tutti vogliamo, vero?

Oppure serve solo per farci belli e riempirci le bocche di populismo e solidarietà

Togliamo dalle palle questi che continuano a cavalcare la tragedia a scopo politico, come i sindacalisti sponsorizzati dalla sinistra, e diamo un valore reale alla nostra protesta

Chiediamo al governo di sospendere la vendita delle armi così capiremo anche noi cosa vuol dire PERDERCI

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