venerdì 3 ottobre 2025

Flotilla nessun aiuto a Gaza ... eppure pensano a cavalcare l'onda politica, vero Landini?

 



Non è forse una contraddizione lampante quella di condurre azioni che, seppur mosse da intenti nobili, sono prevedibilmente inefficaci dal punto di vista pratico (come il fermo della Flottiglia, che era atteso), e poi usare proprio quel fallimento come trampolino per ulteriori manovre politiche interne (come lo sciopero generale o l'accusa diretta al capo del governo)?

Se l'obiettivo primario è aiutare la popolazione di Gaza, quante bandiere rosse o quante dichiarazioni incendiarie sono state realmente convertite in medicine, cibo o sicurezza? A Gaza non servono dibattiti retorici sulla colpa, ma corridoi umanitari stabili e risorse vitali. Quando si assiste a una messa in scena così elaborata, non sorge spontanea la domanda: Stiamo assistendo a una protesta per Gaza o a una campagna elettorale con Gaza come sfondo?

L'accusa di "responsabilità per il genocidio" è l'arma retorica più pesante che si possa brandire. Tuttavia, ridurre una crisi geopolitica di tale complessità alla singola volontà di un capo di governo nazionale (italiano, in questo caso) non è forse un'eccessiva semplificazione, se non proprio una manovra diversiva?

È facile puntare il dito contro il leader nazionale per non aver "bloccato" Israele, ma quali sono i veri margini di manovra dell'Italia in un conflitto che coinvolge potenze mondiali e dinamiche regionali decennali? È un po' come additare un giocatore di scacchi per la sconfitta, quando non è lui a muovere le torri più grandi.

Ed in questo contesto, vogliamo parlare di  Schlein , delle sue origini ebree mentre critica il governo sull'atteggiamento verso Israele, non mette forse in luce l'estrema, e talvolta persino tragicomica, complicazione identitaria del dibattito? Un ebreo che critica Israele viene usato come elemento di campagna politica da chi, forse, lo critica per ragioni diverse, dimostrando che l'interesse non è tanto la Palestina, quanto lo spazio politico interno da conquistare.

Questa è la grande ipocrisia di chi, parlando di profonde tragedie umane, finisce per far rimbalzare le proprie parole solo nelle proprie assemblee, trasformando la sofferenza altrui in moneta di scambio per il consenso. A chi giova veramente tutto questo? Forse, come hai detto, solo a coloro che si crogiolano nelle "luci della ribalta".

E non è ironico che, nel tentativo di combattere la superficialità esteriore (l'esibizionismo), si cada nella superficialità dell'azione politica

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