venerdì 19 settembre 2025

I Massive Attack contro Spotify - Israele e il genocidio - finalmente una protesta produttiva

I Massive Attack rimuoveranno la loro musica da Spotify



https://tg24.sky.it/spettacolo/musica/2025/09/19/massive-attack-israele

Una volta, il boicottaggio era un atto di principio, una scelta radicale che non ammetteva mezze misure. Oggi, sembra quasi una dichiarazione di intenti da pubblicare sui social, un gesto simbolico la cui portata è inversamente proporzionale al nome di chi lo compie. La mossa dei Massive Attack, ritirando la musica da Spotify in aperta critica agli investimenti in tecnologia bellica di Daniel Ek, è certamente una di quelle che fa più rumore. Ma è un rumore che continuerà a risuonare o si spegnerà nel chiacchiericcio della prossima notizia?

L'atto è lodevole, la domanda resta: quanti, ora che la strada è stata tracciata da una band iconica, avranno il coraggio di seguirla? Quanti artisti, magari schierati apertamente contro le politiche di Israele, sono disposti a rinunciare a una fetta considerevole dei loro introiti, sapendo che l'eco della loro protesta si perderà tra le piattaforme e la distrazione del pubblico? O è forse questa la verità che ci spaventa: che l'indignazione sia un lusso che ci possiamo permettere solo finché non tocca i nostri profitti? Che si possa protestare contro le guerre, ma a patto che non si metta in discussione il proprio portafoglio?

E in tutto questo, qualcuno si ricorderà del povero, bistrattato Auroro Borealo, che aveva fatto la stessa identica cosa mesi fa? Probabilmente no. Perché, in fondo, l'eroismo si misura non con la coerenza delle proprie azioni, ma con i milioni di follower che le rendono visibili.





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