lunedì 4 marzo 2013

Django la copia di Tarantino senza il guizzo del genio





Stesso copione in Django Unchained, omaggio al fil del 1966, ma una copia scontata e prevedibile di una sceneggiatura tarantiniana

Non manca la violenza, estrema in alcuni casi, meno eccentrica e canzonatoria rispetto al precedente lavoro (gli scalpi dei soldati in Bastardi senza gloria), ma utile alla costruzione del rapporto di celata stima fra i due protagonisti, nel loro cammino praticamente privo di intoppi fino all’incontro con il fanatico Calvin Candie (Leonardo DiCaprio). Umorismo sottile come al solito, primi piani rivelatori ed ammiccanti, scene dense di un compiaciuto accanimento, che si tratti di violenza o di sarcasmo portato alle sue estreme conseguenze, e quella (ormai consueta) voglia di dare voce agli oppressi che tuttavia non scade mai in un ingenuo manicheismo.

Insomma stiamo parlando di un buon film con favolosi attori, Christoph Waltz a fare gran parte del lavoro, anche se più genuino in Inglorius Bastards, poi DiCaprio adattissimo a fare la parte del fanatico e comunque di grande spessore, Jamie Foxx un po' meno rispetto a questi due...

Però da  Tararntino, personalmente, mi aspetto sempre il guizzo del genio e qui non l'ho trovato, enorme tensione, coinvolgimento alla storia un po' meno, sino all'entrata in scena di di Candie, la musica questa volta non è stata portante, a volte inutile al contrario...dialoghi sempre accattivanti, al limite tra il cinico ed il sarcastico, Waltz in questo è sublime, ma il finale è proprio piatto, non è da Tarantino, mi lascia quasi l'amaro in bocca.

Il passaggio da quando Django viene catturato alla scenda finale della vendetta compiuta è di una banalità irriverente per un genio come Quentin