mercoledì 26 novembre 2014

Il partito del WEB-contro sentenze come "Eternit" "Thyssenkrupp" creiamo gruppi di sostegno economico per giustizia solidale che diventi reale

"Noi che stiamo in comodi deserti di appartamenti e di tranquillità lontani dagli altri, ma tanto prima o poi gli altri siamo noi."




Usiamo il mezzo tecnologico per dare un senso, a qualcosa che non può averne se non quello triste e rassegnato di ingiustizia.
Dopo aver appreso ancora una volta la mancanza totale da parte dello STATO nella difesa dei propri figli-cittadini, ed a vantaggio dei propri affari, cerchiamo di trovare attraverso la nostra energia che diventa forza solidale quando si eleva a sdegno la capacità di sostenere non solo con le parole il nostro nucleo sociale.
Certo è facile sentirsi mortificati da quanto emerge dalle aule dei tribunali, ma sono anni che continuo a sentire le stesse parole eppure i fatti non trovano mai giustizia in quello che è legittimo e umano attendersi, quindi creiamoli noi i fatti.
Usiamo i social per formare gruppi di sostegno economico per le persone che sono state toccate nel profondo da queste ingiustizie, e mettiamo come garante di questi conti il giudice Raffaele Guariniello che non potrà esimersi dall'essere quanto più concreto e accurato nell'esaminare i casi e ripartire i risarcimenti.
Basta sdegno, basta parole di lotta e violenza, usiamo la forza solidale per formare una realtà positivi, per chi è come NOI, perchè gli "ALTRI" siamo noi


Un eccidio che ancora oggi è orfano del diritto.  
Secondo i magistrati della Cassazione, questo tipo di disastro ambientale, anacronistico, sarebbe a consumazione istantanea, non frazionata o permanente come avevano sostenuto invece i giudici di merito. La fabbrica killer ha commesso il crimine nel momento in cui operava, anche se i morti arriveranno dopo. Il reato contestato a Schmidheiny è, quindi, tecnicamente cessato al momento della chiusura dello stabilimento di Casale Monferrato, nell’anno di grazia 1986. Ergo, si è prescritto. Stessa sorte toccherà, evidentemente, a tutti gli altri processi per disastro ambientale intentati ad aziende chiuse da tempo. 
( la soluzione per ottenere una giustizia di fatto sarebbe stata quella di crepare quando l'impianto era ancora attivo, ovviamente documentandone le cause dovute all'ambiente di lavoro e non accertandole dopo, un po' come dire " tolto il dente tolto il dolore e non importa se per farlo abbiamo dovuto strapparti via gli altri quattro molari " )

Nel rogo della Thyssenkrupp nel quale rimasero uccisi sette operai tra il 5 e il 6 dicembre 2007 c’è stata una «cooperazione colposa» da parte di tutti gli imputati ma «le sanzioni già inflitte non potranno essere aumentate». Lo scrivono i supremi giudici della Corte di Cassazione nel motivare il perchè, lo scorso 24 aprile a sezioni unite, ha disposto un processo d’appello bis per rideterminare, a questo punto al ribasso, le pene dei sei imputati per l’incendio dello stabilimento torinese.  
In particolare, la Suprema Corte (sentenza 38343) nelle 211 pagine di motivazioni depositate oggi scrive che «il giudice di merito dovrà rimodulare le pene tenendo conto da un lato dell’esclusione delle aggravanti e dall’altro del riassetto delle relazioni tra gli illeciti». In questo modo, «le sanzioni già inflitte non potranno essere aumentate». I supremi giudici confermano la responsabilità dei sei manager, Harald Espenhan (ex ad della Thyssen condannato in appello a dieci anni di reclusione), Marco Pucci, Gerald Priegnitz, Daniele Moroni, Raffaele Salerno e Cosimo Cafueri (avevano condanne comprese tra i 7 e i 9 anni) e dà atto che «l’adozione di tutte le cautele doverose, primarie e secondarie, avrebbe certamente evitato il drammatico esito». ( troviamo il capro espiatorio che faceva tutto da solo contro la politica di sicurezza, che invece, stava attuando l'azienda, senza quartiere specificano...eppure in Germania questi morti non li hanno avuti o sbaglio ? )

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