giovedì 6 giugno 2013

La mobilità in Italia, uno stagno di sanguisughe


Il piede è quello di tutti noi
La mobilità è uno degli ammortizzatori Sociali previsti dalla legge per i lavoratori che hanno perso il lavoro.

Con la mobilità lo Stato offre un sostegno economico ai lavoratori licenziati e attiva i meccanismi necessari per favorirne la rioccupazione ( ed è proprio questo il problema...vogliono rioccuparsi o preferiscono prendere il sussidio e continuare a non fare una bega per 4 anni?! )  poiché consente, in certi casi, il passaggio dei lavoratori licenziati da aziende in crisi ad altre che hanno bisogno di manodopera ( peccato che viene usata unicamente per accollare ai contribuenti le spese che l'azienda non vuole più sostenere) . Finanziata dallo Stato con l'aiuto delle imprese, i requisiti della mobilità seguono dei criteri specifici, come la mobilità in deroga 2011.

Per ogni lavoratore messo in mobilità, le aziende devono versare all'Inps un contributo calcolato in proporzione all'indennità mensile di mobilità spettante al lavoratore.

Mobilità Lavoro INPS: cos'è e come funziona
La mobilità è uno degli ammortizzatori Sociali previsti dalla legge per i lavoratori che hanno perso il lavoro.

Ai lavoratori spetta:
  • Il 100% della Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria per i primi 12 mesi ( quindi fondamentalmente il 94% dello stipendio che si percepiva in azienda tolta la detrazione pari al 5,54% )
  • L'80% della Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria per il periodo compreso tra il 13° e il 36° mese
Per i lavoratori delle aziende del Mezzogiorno gli importi sono cosi distribuiti:
  • Il 100% della Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria per i primi 12 mesi
  • L' 80% della Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria per il periodo compreso tra il 13° e il 48° mese
E' chiaro che la situazione è controproducente, in quanto è difficile rinunciare alla libertà di godersi interi periodi di ferie ( ovviamente forzati) percependo comunque uno stipendio invece che accettare  proposte di lavoro di breve durata che in taluni casi ( spesso ) garantiscono stipendi inferiori al sussidio!

Questo a tutto vantaggio di un sistema economico imprenditoriale colluso ad un sistema politico che ne avalla l'incapacità gestionale e l'asseconda a spese di tutti i contribuenti
Chiaro che in questa situazione, il lavoratore in mobilità  si trova nella posizione di parassita sociale, a cui non può rinunciare in mancanza di proposte valide di lavoro vi si adatta dando origine ad  un sistema senza via di uscita e con la prospettiva di sempre maggiori spese a carico dello Stato
 

 Non sarebbe meglio fare come in Inghilterra ? Che dopo il rifiuto di tre proposte lavorative viene automaticamente tolto il sussidio.

La risposta è: certo che sarebbe meglio, ma dato che a determinare il sistema è la politica, e come spiegato in precedenza essa è collusa ad un sistema imprenditoriale scadente e opportunista, chiaro che non ci sia alcun modo per regolamentarlo inmodo  che sia socialmente utile e non deleterio in quanto ammortizzatore