Articolo 18 o imprenditori ladri? Qualcuno racconti ai vari Marchionne, Marcegaglia e Fornero lo scandalo di Ottana, Sardegna
Questo stralcio veniva riportato dal sig. Vito Biolchini in data 25 febbraio u.s.
Ai vari Marchionne, Marcegaglia, Fornero, a tutti quelli che “l’articolo 18 frena lo sviluppo del paese” bisognerebbe raccontare la storia di Ottana. Agli italiani il nome di questo paese in provincia di Nuoro non dice nulla, ai sardi invece racconta tante cose.
Immaginatevi un piccolo villaggio del centro Sardegna che a metà degli anni ’60 si trasforma fino a diventare un polo chimico industriale di livello europeo. Nella piana di Ottana si innalzano possenti le ciminiere, laddove da secoli pascolavano solo le pecore. Non solo Ottana, ma anche Porto Torres, Macchiareddu, Villacidro, Portovesme: l’isola in pochi anni fa un salto prodigioso e diventa un laboratorio dello sviluppo industriale italiano. Poi è chiaro che tutto va a finire male, malissimo. L’industrializzazione è (per dirla con il titolo di un libro dell’economista Giulio Sapelli che verrà presentato martedì a Cagliari) “Un’occasione mancata”.
Agli inizi degli anni ’90 nessuno si fa più illusioni, la politica delle partecipazioni statali ha già mostrato tutti i suoi limiti. Però ci sono gli operai, ci sono le fabbriche: che si fa?
Nasce così l’idea del “Contratto d’area”. In pratica, una valanga di soldi pubblici alle imprese che decidono di aprire ad Ottana, ma anche in altre aree dell’isola interessate dal fenomeno della deindustrializzazione. Il risultato? Una truffa colossale.
Leggetevi questo articolo pubblicato da La Nuova Sardegna dal titolo “Ottana, così funzionava la frode milionaria”.Leggetevi le dichiarazioni dei vertici della Guardia di Finanza, che già nel 2010 denunciavano: «Su 100 milioni di euro controllati, 79 sono risultati indebitamente percepiti e revocati». Avete capito? Ve lo riscrivo: «Su 100 milioni di euro controllati, 79 sono risultati indebitamente percepiti e revocati».
Tutta questa disperazione nel mondo imprenditoriale nazionale pare sia da attribuire ad una mancanza di professionalità e di capacità che in tutti questi anni è rimasta nascosta per la non applicazione degli organi di contollo preposti e che invece in un momento di crisi come l'attuale con precisione e rigidità evidenziano la superficialità amministrativa con cui tanti piccoli imprenditori, pur di vivere una vita agiata e comoda, facevano quadrare i conti.
La stretta di mano foderata...sembra non sia più la soluzione, bisogna fare i conti con la realtà.
"siamo capaci di fare gli imprenditori?"
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