mercoledì 18 aprile 2012

Nel mondo del calcio, la morte è una discriminante, ha ragione Zeman



In questi giorni si sono verificati vari decessi nel mondo del calcio...dallo scampato pericolo per Muamba del Bolton, dopo tempestivo ed accurato intervento degli organi sanitari preposti, si è passati alla scomparsa del portiere ex pupillo di Zeman e cioè Mancini,  alla drammatica morte in diretta dello sfortunato Morosini che ha imposto al calcio italiano un doveroso e significativo momento di riflessione...
Ieri poi è morto Carlo Petrini, un ex calciatore che ha denunciato in modo chiaro e preciso, almeno nei primi testi, con dovizia di particolari e facendo nomi e cognomi tutto ciò che di marcio c'è nel calcio...le partite truccate, il doping fatto con scellerata imprudenza, il timore di definire le proprie tendenze sessuali...
Eppure, per questa morte, di un uomo che ha avuto il coraggio di sfidare l'ipocrisia e l'omertà di un mondo che non fa passi avanti da decenni rispetto a ciò che lo circonda...ebbene per quest'uomo nemmeno un ricordo, a parte nei fatti di cronaca, ad esempio skysport24, che parla di sport tutto il giorno ed in prevalenza di calcio, ha preferito mettere nei titoli l'intervista fatta dal Delpiero a Vanity Fair, dove dice, novità assoluta, che a fine anno lascerà la Juve...peccato che l'avesse anticipato Agnelli circa un anno fa durante un cda...
Ma non possono continuare a vivere di spot, di polemiche fittizie create ad arte per fare notizia in prossimià di un derby o di uno scontro al vertice, per poi sgonfiarsi senza nessun risultato.
Il mondo del calcio deve crescere, deve avere il coraggio di guardarsi allo specchio, capire che oltre ad interessi commerciali e conseguenti vittorie c'è la vita da rispettare e con essa i valori che gli uomini di questo mondo sanno esprimere, per ciò, sarebbe preferibile ricordare rispetto a questo:

Da Vanity Fair
Dica la verità: avrebbe preferito finire la carriera alla Juve. «Era quello che sognavo. Questi vent’anni sono stati ricchi di emozioni, con momenti straordinari e a volte duri: ho provato il brivido di scrivere quasi tutti i record bianconeri. Ormai però le cose sono cambiate».
Come ci è rimasto quando Andrea Agnelli, già in ottobre, ha annunciato che lei non avrebbe fatto parte della Juventus nel 2013? «Mi ha sorpreso. Ma un capitano non deve mai dimenticare i suoi doveri e quello che rappresenta. La Juventus è impegnata al massimo per vincere campionato e Coppa Italia. Non abbiamo bisogno di polemiche, che del resto non hanno mai fatto parte della mia carriera».


Ed invece bisognerebbe ricordare con magior enfasi e riflessione queste parole:
da Carlo Petrini:
«I miei errori iniziarono a metà dei 60 – raccontava - al Genoa. Siringhe. Sostanze. La chiamavano la bumba. Avevo 20 anni. Non smisi più. Il nostro allenatore, Giorgio Ghezzi, ex portiere dell’Inter, ci faceva fare strane punture prima della gara. Un liquido rossastro. Se vincevamo, si continuava. Altrimenti, nuovo preparato».
«Per tanti anni il mondo del pallone si è permesso di tutto – aveva detto nel 2004 a Alessandro Gilioli -. Doping, fondi neri, scommesse, partite combinate, falsi in bilancio, accordi sottobanco. Di tutto. Nella convinzione che tanto nessuno l’avrebbe mai toccato. Erano, eravamo tutti convinti di essere al di sopra delle regole. Anche nelle porcherie, in realtà, ci vuole misura, ma il calcio è talmente convinto della sua intoccabilità da non averne tenuto conto ».
«Il pallone esploderà per il connubio con la malavita e quando arriverà lo scandalo dei giocatori gay».

Nessun commento: