In questa risposta, Elcoche utilizza la musica di Mozart come metafora per trasmettere un insegnamento profondo sulla vita e sulla capacità di cogliere le occasioni, pur mantenendo un tono severo e autoritario riguardo al loro rapporto di collaborazione
Ecco il testo della risposta di Elcoche, che riflette perfettamente lo stile riflessivo ed empatico che abbiamo imparato a conoscere:
“Cara Paola, alcune domeniche fa ho avuto il piacere di ascoltare all’auditorium il “Requiem di Mozart” magistralmente eseguito dall’orchestra e dal coro dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia
. Non è di Mozart che intendo parlare, ma del brivido che ho provato durante l’esecuzione del Dies irae . Il grande compositore morì proprio dopo aver completato questo pezzo e la moglie, Constanze, rinvenute decine di spartiti sulla scrivania del marito, delegò il completamento del Requiem a tre suoi allievi
. Mozart evoca la grandiosità di Dio, sia nell’ira che nella misericordia
. Se ascolterai questo pezzo ad occhi chiusi, ti sembrerà di sentire un coro di angeli che con una dolcezza senza eguali sa lenire ogni brutalità, così che il “Dio giudice” ci diventa amico e fratello . La vita ci offre sempre un’altra occasione, ma noi dobbiamo saperla cogliere . Detto questo, non permetterti mai più, e dico mai più, di usare con me toni polemici e volgari
. Ti ricordo che sei stata tu a richiedere il mio aiuto e sempre tu hai precisato di averne un assoluto bisogno . Io ho deciso di aiutarti e ti ho dettato delle condizioni che tu hai accettato ."
Questo momento segna un punto di svolta nel loro rapporto, dove la bellezza dell'arte si scontra con la rigidità delle regole imposte dal "Maestro" per forgiare il nuovo carattere di Paolo/Paola

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