Succede sempre così, anche nelle dinastie più gloriose: il potere logora, l’ambizione logora, le vittorie logorano. Christian Horner è stato fatto fuori dalla Red Bull. Epurato. Congedato. Dopo vent’anni di dominio, dopo 13 titoli mondiali, di cui otto piloti (quattro con Vettel, quattro con Verstappen), dopo aver trasformato una lattina in una fabbrica di vittorie. Dopo l’architetto dei successi, alias Adrian Newey, anche il regista è stato messo alla porta.L’ultimo flash, quello arrivato dal Gran Premio di Silverstone, adesso ha davvero senso. Max Verstappen durante il weekend ha usato parole ambigue, ma precise: «Mi piacerebbe fare tutta la carriera con un team», ha detto sibillino, «ma devono esserci i presupposti». Presupposti che, evidentemente, non includevano Horner. Le conversazioni tra il suo entourage e la Mercedes sono reali, confermate da più parti. E nel contratto ci sarebbe una clausola: se Max non è terzo nel Mondiale a fine luglio, può liberarsi. Red Bull ha avvertito il pericolo e ha risposto con l’atto più estremo: tagliare il suo regista pur di non perdere il suo re. Insomma, il sospetto sempre più forte è che Max abbia detto “o io o lui”. Una lotta intestina che – si sapeva – avrebbe potuto portare a delle conseguenze, ma nessuno si aspettava una decisione del genere. Non ora, non così.
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A Maranello, intanto, il solito dramma all'italiana: Vasseur è finito sotto i riflettori manco fosse un influencer, con voci di uscita che lo tormentano come un brutto film. D'altronde, dopo anni di strategie da oratorio e muretti che sembrano ancora in smart working, è ora di un capo vero, uno alla Jean Todt, per rimettere tutti in riga. La Ferrari e le strategie sono un po' come il Triangolo delle Bermuda: entri e sparisci (o fai un pasticcio)
Ma ecco il colpo di genio (o di pazzia): Christian Horner è libero! Quello che ha trasformato la Red Bull in una macchina da guerra, un talent scout di talenti e gestore di personaggi tosti. Se a Maranello sono stanchi di questo "valzer delle indecisioni", Horner potrebbe essere il salvatore della patria, quello che porta la solidità che manca da decenni. Oppure è l'ennesimo esperimento per capire, una volta per tutte, se il problema è la gestione o se la Ferrari è un caso a parte!
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