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| SEI STUPENDO |
Il Roland Garros ha offerto uno spettacolo di tennis
eccezionale, ma purtroppo il comportamento del pubblico francese ha lasciato
l'amaro in bocca. Non hanno semplicemente tifato per Alcaraz; hanno riversato
su Sinner un'ondata di astio che ha ricordato le manifestazioni più
becere di razzismo. La loro condotta è stata indecente, irritante,
maleducata, come se si fosse giocato un'ostile partita di Coppa Davis a Maceió
contro il Brasile, dove l'avversario è visto come un nemico da annientare, non
un atleta da sfidare.
Nel quinto set, l'apice del cattivo gusto è stato raggiunto
quando hanno esultato per un doppio fallo di Sinner. Un'esultanza che
ha rivelato un'anima meschina, simile a chi gioisce delle disgrazie altrui solo
per un pregiudizio, non per sportività. Ma non è finita qui: sul 5-4 per
Alcaraz nel set decisivo, mentre Sinner si preparava a servire per il match,
l'organizzazione ha pensato bene di far partire "We Are The
Champions" dei Queen. Un gesto sfacciato, quasi a voler seppellire l'avversario
sotto una valanga di irriverenza, come un bullo che deride la sua vittima
prima ancora che la battaglia sia finita.
Avrebbe dovuto essere un momento di silenzio rispettoso,
invece è stato un atto di arroganza. Avremmo desiderato vederli
ammutoliti: i frustrati francesi, che si sono rivelati tifosi come
un covo di serpi pronte a mordere; Spike Lee, che mimava le palle
corte con l'acredine di un invasore; quell'altro con la barba lunga, la cui
identità è irrilevante di fronte alla sua palese maleducazione; e persino
Barbara Rossi, che commentava con la sciarpa di Alcaraz al collo, dimenticando
il suo ruolo imparziale, come una complice in un crimine di odio.
Non è successo, pazienza. Ci accontentiamo di avere un
grande campione, anzi un gran Signore che, interrogato sul razzismo
di sti sfigati del pubblico dei francesi, che hanno come capo del governo
un "babbeo" come Macron bacchettato e mantenuto dalla moglie
manco fosse un carlino, non ha pronunciato una sola parola fuori posto. Jannik,
sei una delle poche cose buone che l'Italia possa vantare, non solo come
sportivo. La tua dignità è un faro di civiltà in mezzo a un mare di
inciviltà, come un gigante che si erge al di sopra delle piccolezze umane.

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