Nelle
settimane che seguirono Paolo cominciò a sentirsi sempre più insoddisfatto. Nonostante
facesse di tutto per non darlo a vedere gli capitava però che un gesto di
stizza repentino lo tradisse o che all’improvviso cambiasse umore senza motivo.
Era talmente assorto nei suoi pensieri da non essere mai del tutto concentrato
in quello che stava facendo.
Aspettava un segno, un messaggio di
Mikela, una sua chiamata. Nel biglietto che aveva lasciato alla madre aveva
cercato di essere sincero:
Probabilmente non ti
ricordi di me. Ci siamo conosciuti alla Belle Epoque, al bancone. Tu stavi
festeggiando qualcosa, io avrei voluto chiederti di più, e da allora non faccio
che pensare a te. Vorrei solo incontrarti una seconda volta e avere la
possibilità di presentarmi, e allora tu potrai decidere se hai voglia di
conoscermi. Questo è il mio numero: mandami anche solo un messaggio, e se
vorrai, potremo incontrarci.
Aveva cercato di non apparire
disperato, di dimostrare tranquillità e forza di carattere, non voleva certo
spaventarla. Eppure, i giorni passavano e lei non si era mai fatta sentire.
Carlotta, nel frattempo, era diventata sempre più assillante e bisognosa di
conferme e di attenzione.
Quella sera dopo il lavoro l’avrebbe
raggiunta in una boutique del centro per la prova dell’abito per la festa. Si
avviò verso il luogo dell’appuntamento, un negozio del centro storico che
vendeva le migliori firme della moda di lusso. Le vetrine erano decorate con un
tripudio di fiori primaverili che incorniciavano abiti da sera tempestati di
strass dai colori sgargianti come fucsia, verde acido, giallo neon: niente di
più lontano da ciò che lui riteneva essere la vera eleganza.
Carlotta lo aspettava già dentro.
Quando lo vide il suo voltò si illuminò e a lui fece tenerezza. Si avvicinò
dandole un bacio veloce sulle labbra.
“Eccomi qui, tesoro. Hai già visto
qualcosa che ti piace?” la sua voce gli riecheggiò nella testa come una nota
stonata. Ma sapeva che questo per lei era importante, era ciò a cui lei si
stava dedicando ossessivamente da mesi e in cuor suo aveva deciso di resistere
fino a dopo la festa per dirle che tra loro non poteva funzionare. Avrebbe
aspettato che lei celebrasse il suo compleanno senza pensieri, questo era il
suo regalo per lei. D’altronde, si diceva tra sé e sé, qualche settimana in più
o in meno non avrebbe fatto la differenza. Tanto valeva aspettare un po’ e non
rovinarle la festa.
“Oh sì, ho un’idea precisa di come
dobbiamo vestirci. Dobbiamo essere in armonia con i colori e lo stile della
festa, è ovvio!”
“Vestirci? Vuoi dire che hai pensato
a un outfit anche per me?” Questa non se l’aspettava.
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