Questo è l’incipit
di un libro che ho letto stamattina:
Capitolo I
Siamo tutti pigiati nell’atrio della scuola media
come un gregge di pecore.
Nessuno osa mettere il naso fuori. Diluvia da pazzi.
Con tutto che qui dentro le voci rimbombano
insieme al boato dei tuoni,
sento sghignazzare alle mie spalle:
– Guardate che schifo di zaino. –
Sussulto ma non mi volto. So che stanno parlando di me.
– Sapete cosa c’è scritto sopra? Sentite:
Lubrificanti
Per Mezzi Agricoli
Ruspe E Scavatori
Vorrei scomparire lì su due piedi, il mio futuro è già
segnato
e per colpa di quel dannato zaino che il benzinaio
ha regalato a papà, che non ha voluto sentire ragioni
di comperarmene uno della “Marvel”.
Sento le orecchie bollire.
Va a finire che se resto un minuto di più,
scoppio a piangere ed è l’ultima cosa che voglio.
Non mi interessa un accidente se finisce
che mi prendo un malanno.
Mi faccio largo a spintoni, seguito da quella strisciolina
di risatine idiote, e nemmeno il tempo di uscire
dal cortile che sono zuppo fradicio.
Viene giù a secchiate e i fulmini scalciano di brutto.
Non vorrei rimanerci secco e trovo riparo
sotto il primo cornicione, in attesa che il temporale passi.
Ho il cuore pesante - dico io - perché proprio a me,
tra tutti i papà del mondo, perché doveva capitarmene
uno così pidocchioso. Che sganciasse mai la grana?
Macchè, neanche se avesse con un pistola puntata alle tempie
- il vecchio “Avaristo” (il suo vero nome è Evaristo).
Con la storia che un giorno sarà tutto nostro e che
da ogni soldino
che risparmiamo ne
verrano fuori tanti di più,
ci fa andare in giro con le pezze al culo.
Ci tiene tutti a stecchetto! Pure mamma,
che quest’anno è andata a fare una supplenza
a Bologna e starà via fino a luglio.
Eppure non ci ha pensato due volte ad accettare,
come darle torto: nove mesi senza papà è un lusso.
Cessati i fulmini, comincio a correre verso a casa,
curvo sotto lo zaino che è diventato un peso.
Giunto a casa, scaravento lo zaino schifo a terra.
La casa è fredda come al solito:
il riscaldamento è rotto o così dice papà
che vuole che ci infagottiamo con le maglie di lana
e di toglierci i piumini perché teme che li strappiamo.
Sto appendendo il mio, quando nello specchio,
voltandomi, riconosco a stento quel ragazzo
con i capelli bagnati incollati alla fronte e
i vestiti appiccicati addosso.
– Chiudi quella cavolo di porta che fai uscire il caldo! –
E´ papà che urla dalla cucina.
Gli vorrei rispondere che sia chiusa od aperta,
non fa nessuna
differenza,
con tutti gli spifferi che entrano come proiettili.
Per riscaldarmi vado in cucina
a mettere l’acqua a bollire per il tè.
Papà non si volta neanche,
sta riscaldando quelle dannate alette di pollo
che mangiamo da settimane ormai.
il problema
principale in questo è
“che non è vero”.
Il nemico principale
di noi stessi,
siamo sempre noi, mai
il Papà,
la mamma, od il
compagno/a od il prof
La scelta, l’abbiamo
sempre,
possiamo farla e
pensarla in modo diverso
Prendiamo questo
ragazzo,
che se la mena per
uno zainetto del cazzo
che alla fine serve
solo a portare i libri,
conta sia resistente
e non alla moda,
tanto tra qualche
anno
finirà in cantina,
se va bene,
oppure nella
spazzatura
Lui pensa di essere
un poveraccio,
ma focalizza la sua frustrazione sul papà
che è un pidocchioso,
il suo nemico.
E se invece pensasse
“ tra questi pecoroni
che hanno
tutti lo zainetto della Marvel
mi distinguo – io –
uno tra tanti
e non – uno dei
tanti”
Sei tu a dirigere il
tuo percorso
Nessun commento:
Posta un commento