martedì 8 luglio 2014

Solo 3738 assunzioni per Expo, chiaro il motivo meglio vendere ai cinesi che pagare il 70% di tasse

e non ci pensi più

Expo, finora solo 3.738 nuove assunzioni in vista del 2015: ne erano state previste 100mila

 

C’è un numero che toglie il sonno agli ottimisti dell’Expo. È 3.738, ovvero il totale dei contratti fatti dalle aziende e finalizzati alla realizzazione dell’Esposizione universale che hanno riguardato 3.442 lavoratori e 1.519 imprese. A meno di dieci mesi all’apertura dei padiglioni, le cifre sono ancora lontane dalle previsioni che qualcuno favoleggiava all’inizio: «L’Esposizione universale porterà 100mila posti di lavoro», erano le stime che circolavano tra gli addetti ai lavori. Poi ridimensionate in «ci saranno 70mila nuove assunzioni». Perfino i sindacati, che si dichiaravano cauti, parlavano di «20mila opportunità di lavoro». A oggi però, secondo i dati dell’Osservatorio sul mercato del lavoro della Provincia di Milano, le previsioni sono molto più magre.

La rilevazione dell’Osservatorio si basa su quanto dichiarato dalle aziende. Queste devono per legge comunicare ogni avviamento alla Provincia di Milano, che ha quindi il controllo su tutte le nuove assunzioni. Dal 2012 nella dichiarazione del datore di lavoro è stato inserito un quesito a cui dare risposta: bisogna «indicare se l’assunzione del lavoratore si riferisce ad attività finalizzata alla realizzazione di Expo 2015». Così il monitoraggio dell’impatto sul mercato del lavoro avviene mese per mese. E a meno di due anni dal via alle rilevazioni, i numeri impongono una revisione delle stime iniziali. «Secondo le nostre previsioni — ha spiegato Graziano Gorla, segretario generale a Milano della Cgil — alla fine arriveremo a 9mila assunzioni, a cui si deve aggiungere una crescita dell’indotto che si aggira intorno alle 3mila assunzioni».
Ti sembra di dover lavorare per la politica, e l’incapacità dei politici che ha prodotto una situazione di generale stallo a livello imprenditoriale. Non c’è Expo che tenga rispetto a questo, non ha senso aprire delle attività oppure portarle avanti quando non si prevedono possibilità di guadagno che ne valgano la pena. Allora tanto meglio vendere ai cinesi, come sta avvenendo in modo sempre più frequente In pratica una vera tristezza rispetto a quanto previsto…ma questo perché?  Perché non è possibile continuare ad intraprendere attività, quando non vi è profitto, o perlomeno è assai marginale rispetto alla quantità di ansia e stress che provocano i mancato o ritardati  pagamenti al fronte di una riscossione dei tributi sempre più onerosa e puntuale.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 

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