martedì 8 aprile 2025

L'astinenza commerciale come arma (a doppio taglio?) contro i dazi USA - Trade Abstinence as a Weapon (Double-Edged?) Against US Tariffs




Ieri riflettevo sul  precedente dialogo con l'AI di Google riguardo ai dazi imposti da Trump e sulle ripercussioni che hanno avuto sull'economia globale. Pur non avendo una formazione tecnica o economica specifica, una considerazione mi è sorta spontanea.

Yesterday, I was reflecting on what I discussed in my dialogue with Google AI regarding Trump's tariffs and their impact on economies worldwide.

Se gli Stati Uniti importano un volume così significativo di beni dall'estero, è logico supporre che ciò risponda a una reale necessità interna, non certo a un'imposizione che li costringa a preferire prodotti stranieri ai propri.

Even though I'm not a technical expert or an economist, I was pondering this: if the USA imports such a large quantity of foreign goods, it's evidently because there's a genuine domestic need. It's not as if they're being forced not to use only their own products.

Partendo da questa premessa, mi sono immaginato uno scenario commerciale alternativo. Invece di imporre dazi, si potrebbe ipotizzare una strategia che lasci il mercato statunitense in una sorta di 'astinenza' di offerta. Ciò si tradurrebbe nel fornire un numero di articoli notevolmente inferiore rispetto alla domanda interna, deviando al contempo una quota maggiore della produzione verso altri mercati internazionali.

In un contesto simile, gli Stati Uniti, per soddisfare la loro elevata domanda interna, si troverebbero inevitabilmente costretti a recuperare quei beni sui mercati esteri. Questa dinamica li porterebbe a doverli acquistare a prezzi potenzialmente più elevati rispetto a quelli di una semplice importazione diretta, subendo di fatto un costo maggiore per sopperire alle proprie esigenze."

Based on this observation, I wondered if, from a trade perspective, it wouldn't be an effective strategy to temporarily leave that market 'dry' by supplying a significantly smaller volume of goods than the demand. At the same time, exports to other countries could be increased. In this scenario, the United States themselves, in order to meet their internal demand, would find themselves forced to retrieve those products from foreign markets, ultimately spending even more than the simple cost of the initial import.







lunedì 7 aprile 2025

Interessante discussione con l'AI di Google sull'attuale situazione economica mondiale dopo l'entrata in vigore dei dazi USA

 




Questa è la domanda che ho posto all'AI di Google:

Quello che veramente non mi spiego di ciò che sta succedendo nelle borse  ed in tutti i settori commerciali, dopo l'entrata in vigore dei dazi USA, è come mai tutte le economie e le aziende siano state colte impreparate, Insomma lo aveva annunciato a novembre, dopo l'elezione, e sempre ribadito, quindi ci sono stati sei mesi di tempo per prendere precauzioni. Chi riesce a spiegarmelo?

Mi risponde Gemini ( evidenziato troverete le mie considerazioni)

È assolutamente comprensibile la tua perplessità. Sembra controintuitivo che i mercati e le aziende siano stati colti impreparati da dazi che erano stati annunciati con largo anticipo. Ci sono diverse ragioni che possono spiegare questa situazione, anche se nessuna di esse elimina completamente la sorpresa e le difficoltà incontrate:

1. La Natura Incerta e la Portata dei Dazi:

  • Dettagli non definiti: Anche se l'intenzione di imporre dazi era chiara, i dettagli specifici (quali prodotti, quali paesi, l'entità precisa dei dazi, i tempi di implementazione) potrebbero non essere stati completamente definiti e resi pubblici fino a poco prima dell'entrata in vigore. Questa incertezza rendeva difficile per le aziende pianificare con precisione. ( cosa non vera si conosceva esattamente la data di entrata in vigore ed anche la percentuale attribuita ad ogni paese)
  • Variazioni e aggiustamenti: Le politiche commerciali sono spesso soggette a cambiamenti e aggiustamenti dell'ultimo minuto, a seconda delle pressioni politiche, delle negoziazioni internazionali e delle reazioni dei mercati. Questa volatilità rendeva rischioso per le aziende prendere decisioni definitive troppo presto. ( caspita rendeva pericoloso prendere precauzioni in vista del 2 aprile e non al contrario subire questo stravolgimento dei mercati senza aver fatto nulla?)
  • Portata inaspettata: Anche se si aspettavano dazi, la loro ampiezza e il numero di settori coinvolti potrebbero aver superato le aspettative iniziali. ( nemmeno questo è vero si conosceva tutto attraverso una tabella che lo stesso Trump aveva predisposto e reso visibile)

2. La Speranza di Evitare o Mitigare i Dazi:

  • Lobbying e pressioni politiche: Le aziende e i governi dei paesi colpiti potrebbero aver sperato che intense attività di lobbying e pressioni politiche avrebbero portato a un ripensamento o a una significativa riduzione dei dazi annunciati. Questa speranza potrebbe aver ritardato l'adozione di misure preventive drastiche.( e se fossero state proprie le lobbying a generare questo decremento sui mercati, un po’ come quando si parlava di agiotaggio, si avevano le informazioni sui titoli che sarebbero scesi perché erano gli stessi azionisti a creare la perdita, per poi ricomprarli nel maggior punto di perdita)
  • Negoziazioni internazionali: Si potrebbe essere confidato in negoziati commerciali bilaterali o multilaterali per trovare soluzioni alternative o per ottenere esenzioni specifiche. Il fallimento di queste negoziazioni ha colto molti di sorpresa.( non ci sono state negoziazioni di questo tipo ma sempre e solo un chiarimento sulle difese  europee che non erano più garantite dagli Usa che rinnegava l’Alleanza Atlantica)
  • "Bluff" percepito: Alcuni potrebbero aver interpretato gli annunci di Trump come una tattica negoziale piuttosto che come un impegno definitivo, sperando che alla fine non sarebbero stati implementati nella loro forma più dura.( in pratica speriamo che non succeda nulla, era questa la strategia dei capi di governo mondiali, nonché dei più importanti imprenditori commerciali? )

3. La Complessità delle Catene di Approvvigionamento Globali:

  • Reazioni a catena: Le catene di approvvigionamento moderne sono estremamente complesse e interconnesse a livello globale. L'imposizione di dazi su un singolo componente o prodotto intermedio può avere effetti a cascata su molti altri settori e aziende, rendendo difficile prevedere e mitigare tutti gli impatti.
  • Tempi di reazione lunghi: Riorganizzare le catene di approvvigionamento, trovare nuovi fornitori, spostare la produzione o assorbire i costi dei dazi richiede tempo e investimenti significativi. Le aziende potrebbero aver sottovalutato la rapidità con cui i dazi sarebbero entrati in vigore o la difficoltà di apportare cambiamenti in tempi brevi. ( caspita ma avresti dovuto cautelarti in tal senso, stringere nuovi accordi con paesi colpiti da questi dazi e quindi avevano lo stesso interesse, escludendo poi di fatto l’America)

4. L'Impatto Psicologico e la "Negazione":

  • Sottovalutazione del rischio: A volte, le aziende e i mercati tendono a sottovalutare la probabilità o l'impatto di eventi negativi annunciati, specialmente se non si sono verificati in passato o se si spera in un esito diverso.
  • "This time is different" syndrome: La convinzione che "questa volta sarà diverso" e che i dazi non avranno un impatto significativo potrebbe aver portato a una minore preparazione. ( e per fortuna, sicuramente si saranno serviti di economisti qualificati per ottenere questa previsione )

Lepore di Bologna " no al riarmo si alla difesa comune, voglio un ritorno alle cerbottane"

Certo Lepore, perché no, senza riarmo è possibile avere una difesa comune, ripristiniamo l'uso delle cerbottane

🤣🤣🤣




Ah, certo, la sinistra! Sempre così coerente e pragmatica. Immagino che mentre il sindaco Lepore si contorce in un'illuminante piroetta dialettica tra "no al riarmo" e "sì alla difesa comune" (un po' come dire "no al cibo, ma sì al nutrirsi"), la sinistra, poverina, è troppo impegnata a difendere strenuamente i propri sacrosanti principi.
Sì, perché si sa, la sinistra vive in un eterno conflitto interiore: difendere i diritti (sacrosanti, intendiamoci) è un'attività talmente totalizzante da non lasciare spazio alla noiosa e bieca concretezza dei doveri. Figuriamoci poi pensare a una difesa comune europea! Troppo complicato, implicherebbe forse sporcarsi le mani con questioni... ehm... militari? Orrore!
Meglio rimanere ben ancorati alle granitiche ideologie auto-protettive, quelle che assicurano un continuo dibattito interno su quanto siano "buoni" e "giusti", mentre il mondo reale, con le sue fastidiose minacce e i suoi sgradevoli imperativi, continua a fare i suoi comodi.
Quindi, caro sindaco Lepore, non si preoccupi. La sinistra sarà lì, pronta a difendere il diritto di esprimere la propria indignazione per qualsiasi cosa, purché non implichi la scomodità di assumersi qualche responsabilità concreta. D'altronde, si sa, i doveri sono roba da... beh, da altri.