Non è forse ridicolo pensare che mesi di messaggi possano
sostituire la profondità di una vita condivisa? Persino in famiglia, dopo anni,
scopriamo ancora lati nuovi! E quante volte una relazione avviata online si è
rivelata ben diversa dalla persona reale?
Dare il giusto peso e valore alla chat significa ammettere la sua intrinseca
limitatezza. Non è ora di smetterla con l'esibizionismo digitale e tornare a
valorizzare la vera conoscenza che solo il tempo e la presenza possono
costruire?
Ragazzi (e ragazze, perché la vanità non ha sesso, non è
vero?), mi rivolgo a voi, specialmente a quelli che, pur avendo già un anello
al dito o una storia alle spalle, sembrano ancora intrappolati in un'eterna e
patetica recita. Chi ve lo fa fare di vivere nell'inganno, di mostrare
un'immagine che non vi appartiene, solo per un effimero tornaconto? Non è forse
da stupidi, o peggio, da vigliacchi, fingere di essere ciò che non si è? Ho
perso il conto delle volte in cui ho sentito donne raccontare la stessa,
identica storia: uomini che si presentano come perfetti gentiluomini virtuali,
per poi, al primo caffè, allungare mani e pretendere baci con una
sfacciataggine che rasenta il ridicolo. Ma dai! Non è forse la prova lampante
di quanto la superficialità dei social e la rincorsa all'apparire abbiano
svuotato di senso le relazioni? Non è un po' misero e privo di dignità ridurre
un incontro a una transazione, a un mero "passare alla cassa"?
E lo stesso, con pari sdegno, va detto per le signore.
Quella ricerca ossessiva dell'"uomo sicuro", non per amore o
affinità, ma per sentirsi "invidiate dalle altre". Ma a che pro? A
che serve un'immagine patinata se poi la tua anima grida solitudine e
insoddisfazione? Non è forse più importante, e infinitamente più nobile, stare
bene con voi stesse, amare chi siete e ciò che fate, e condividere questo
benessere con una persona che vi ama per ciò che siete, senza maschere né
pretese da vetrina?
L'esibizionismo dell'EGO ha davvero inquinato ogni cosa. Non è ora di smetterla
con queste farce patetiche e iniziare a cercare autenticità, coerenza, e quella
profondità di relazione che non si compra con l'immagine o le pretese, ma si
costruisce con onestà e rispetto reciproco?
Puoi rincorrere il piacere effimero, perderti nella
fantasia, perfino nella poesia, se ti illude di trovare lì un senso. Ma la
verità, quella scomoda e profonda, è che la vita sei sempre e solo tu ad
alimentarla. Non è da ingenui, quasi da irresponsabili, cercare all'esterno ciò
che può e deve fiorire solo dentro di noi?
Certo, la società ci impone vincoli, a volte ci costringe a fare ciò che non
amiamo. Lo capisco. Ma anche in quei momenti, anche quando le circostanze
sembrano soffocare ogni respiro, non abbiamo forse sempre la responsabilità, e
l'opportunità, di scegliere come reagire? Non è forse un atto di dignità, un
gesto di ribellione contro l'omologazione, cercare quel piccolo spiraglio,
quell'azione, quella passione che faccia emergere davvero ciò che hai dentro?
Perché, in fondo, solo coltivando quel "qualcosa" che ti risuona
autentico, che ti appartiene davvero, potrai respirare, almeno un po'. E non è
forse questo l'unico modo per vivere una vita che non sia una mera esibizione
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