mercoledì 20 novembre 2013

Abbiamo così tanta qualità ed inventiva che potremmo essere L'America dell'Europa e invece ne stiamo diventando l'Africa

E' incredibile come si possa gettare nel cesso tanta qualità e creatività, ingegno, intuito, a vantaggio di chi sfrutta questo modo di essere solo per vivere a spese del prossimo, cioè l'esatto opposto di ciò che andrebbe fatto per vivere in UNO STATO DI BENESSERE COMUNE
Recentemente è stata trasmessa una serie tv che parlava della vita di un grande uomo italiano Adriano Olivetti, fatto fuori dalle sanguisughe che anemizzano questo Paese, solo perchè cercava di creare quella che poi è stata definita COMUNITA' D'IMPRESA.
Ho letto un articolo a merito a quanto detto sopra:

"Siamo uno strano Paese, che butta via i bambini e conserva gelosamente l’acqua sporca. I bambini erano le straordinarie opportunità che si aprirono al nostro Paese fra gli anni ’50 e ’60. Olivetti, Mattei, lo straordinario livello della nostra ricerca scientifica e tecnologica. L’acqua sporca è una classe dirigente politica ed economica che ha sempre messo al primo posto il controllo rispetto allo sviluppo, e che ha sacrificato le possibilità che si aprivano al mantenimento delle proprie certezze e del proprio potere consolidato, piccolo o grande che fosse. Anche a sinistra. Per dirla con Castells abbiamo sistematicamente sacrificato il potere delle tecnologie alle tecnologie del potere.( per il beneficio di POCHI rispetto a quello di TUTTI )

L'idea olivettiana  che ad Ivrea aveva portato giovani intellettuali da lui voluti come stretti collaboratori: letterati come Ottieri, Bigiaretti e Pampaloni, poeti come Giudici, sociologi come Ferrarotti e Gallino, urbanisti e architetti come Zevi e Quaroni, designer come Sottsass. Quella che aveva convinto lo scrittore Paolo Volponi, autore del bellissimo romanzo La macchina mondiale, a lavorare ad Ivrea e, già venuto a mancare Olivetti, ad assumere per qualche anno la direzione dell'intero settore delle relazioni aziendali.
Grandi personalità, tutte “toccate” da Adriano Olivetti che parlava di fabbrica come produttrice di cultura e di sapienza, il cui compito é diffondere bellezza: parole di un'utopista, si è detto, ma dimenticando i risultati concreti ottenuti come imprenditore che di fatto aveva scelto una terza via, vicina per certi versi al modello di economia sociale di mercato a cui deve parte dei suoi successi economici l'odierna Germania.

Colmare le lacune e anticipare i tempi del welfare stateI servizi sociali della Olivetti si differenziano da analoghe esperienze di grandi industrie italiane non solo per la vastità (coprono e assicurano tutto l’arco di vita del dipendente e dei suoi familiari), ma soprattutto per la qualità, l’indipendenza di gestione dall’azienda e l’apertura verso la comunità locale.
L’inizio della Carta Assistenziale, redatta tra il 1949 e il 1950 dal Consiglio di Gestione, ne sottolinea un aspetto fondamentale: “Il servizio sociale ha una funzione di solidarietà. Ogni lavoratore dell’Azienda contribuisce con il proprio lavoro alla vita dell’Azienda medesima […] e potrà pertanto accedere all’istituto assistenziale e richiedere i relativi benefici senza che questi possano assumere l’aspetto di una concessione a carattere personale nei suoi riguardi”.
Dunque, in Olivetti i servizi sociali non sono intesi come elargizione paternalistica del padrone, ma rientrano in una visione di responsabilità sociale dell’azienda. L’impresa è uno dei principali fattori di mutamento del tessuto sociale e quindi deve contribuire alla ricerca di una migliore qualità della vita individuale e collettiva.
Nella filosofia che ispira questa visione non è però estranea l’idea che un ampio sistema di assistenza sociale contribuisca a migliorare il rendimento (ovvero la produttività) e il coinvolgimento dei lavoratori, dal momento che questi sanno che il loro futuro e quello delle loro famiglie è protetto e assicurato.
In altri termini, la creazione di un ambiente sociale positivo rafforza la fedeltà del lavoratore e la sua disponibilità a collaborare attivamente allo sviluppo dell’impresa.
In ogni caso, i servizi sociali della Olivetti non mirano a sostituirsi al sistema pubblico, ma semmai a colmarne le carenze o ad anticiparne i tempi. E infatti, con il progressivo rafforzarsi dello stato sociale, per effetto di nuove leggi e nuovi contratti collettivi di lavoro, il ruolo dei servizi aziendali tende a ridursi, come si è verificato soprattutto a partire dagli anni ’80.

Sei aree d'intervento dei servizi sociali

Nel periodo di maggiore sviluppo, i servizi sociali della Olivetti sono distribuiti in fitta trama su tutto il territorio, non solo vicino alla fabbrica, e alcuni di essi sono aperti a tutta la popolazione. Si possono individuare sei principali aree di intervento:
· assistenza maternità e infanzia: oltre a servizi tradizionali, come asili o colonie estive, la Olivetti offre alle dipendenti durante la maternità una propria assistenza sanitaria e un vantaggioso trattamento salariale (astensione dal lavoro per 9 mesi e mezzo all’80% del salario);
· assistenza sanitaria: coordinata dall’ambulatorio generale, ha una copertura molto vasta. Oltre all’assistenza in fabbrica per gli infortuni, l’ambulatorio svolge attività di prevenzione delle malattie professionali e di profilassi per le famiglie, agendo sia attraverso i propri medici, sia indirizzando all’esterno. Un Fondo di Solidarietà Interna, costituito nel 1960 e alimentato dai contributi dei lavoratori e dell’azienda, integra le prestazioni del servizio sanitario nazionale;
· assistenza sociale: un aspetto innovativo dei servizi Olivetti è la presenza di assistenti sociali in fabbrica. Il servizio, voluto da Adriano Olivetti, seppur collegato all’Ufficio Personale, agisce con autonomia, intervenendo sia nei casi dei singoli lavoratori (ambientamento di nuovi assunti, difficoltà di tipo economico-sociale, disadattamento al lavoro), sia a livello collettivo, rilevando le condizioni di lavoro e collaborando per migliorare l’organizzazione della fabbrica.
· istruzione professionale: per rispondere alla necessità di formare personale specializzato la Olivetti gestisce una scuola organizzata in vari livelli con un Centro Formazione Meccanici, un corso per disegnatori, corsi serali, un Istituto Tecnico. La scuola è aperta tramite selezione a tutta la popolazione e, inoltre, fornisce borse di studio per i dipendenti Olivetti;
· servizi culturali: gestiti dal Centro Culturale mirano a fornire un insieme organico di strumenti di studio, informazione e ricreazione tramite la biblioteca di fabbrica (61.000 volumi e 3.000 periodici nel 1961 a Ivrea), manifestazioni culturali (dibattiti con specialisti di fama su temi di attualità, rassegne d’arte, proiezioni cinematografiche), corsi popolari, studi e pubblicazioni. Negli anni ’50 e ’60 le conferenze, i concerti e gli spettacoli si svolgono nei pressi della fabbrica anche durante le due ore di intervallo per il pranzo;
· gestioni varie: comprendono i servizi di mensa, di trasporto e per l’abitazione (accesso alle case per dipendenti costruite dalla Olivetti, concessione di prestiti e fidejussioni bancarie, consulenza tecnica e architettonica gratuita, ecc.).
Alle attività gestite direttamente dall’azienda, si aggiungono anche quelle condotte in modo autonomo dall’Associazione Spille d’Oro, che raggruppa i dipendenti con più di 25 anni di anzianità aziendale, e dal Gruppo Sportivo Ricreativo Olivetti (costituito nel 1947), associazioni entrambe ancora attive.


Quindi basta parlare di queste persone inutili, che non hanno come fine ultimo il pensiero di Interesse comune, ma solo di proprio interesse, lasciamo perdere tutti questi personaggi che ci governano e sfruttano le nostre qualità a proprio vantaggio, tipo:
DE BENEDETTI, TRONCHETTI PROVERA, BENETTON, DEL VECCHIO, BERLUSCONI, ENRICHETTA   e tutti quanti gli altri...


Portiamo avanti l'idea olivettiana, perchè se stiamo bene tutti è meglio che se sta bene solo uno

Nessun commento: